Le tre dimensioni della coordinazione nel Taijiquan

Le tre dimensioni della coordinazione nel Taijiquan

Le tre dimensioni della coordinazione nel Taijiquan – esterna, interna e intenzionale – rappresentano il cuore di questa arte, dove corpo, energia e mente si fondono in un unico movimento armonico.

Uno degli aspetti più raffinati e affascinanti del Taijiquan è, quindi, la ricerca costante della coordinazione. Questa parola, spesso evocata nei testi classici e nei commentari dei maestri, non si riferisce soltanto al muovere mani e piedi insieme, ma comprende un’armonizzazione più profonda: tra corpo esterno, processi interni ed intenzione mentale (yi).

Coordinazione esterna: l’armonia di mani e piedi

Molti testi insistono sull’unità tra parte superiore e inferiore del corpo. Chen Xin, nella sua monumentale opera, descrive così il rapporto fra mani e piedi:

“When upper body and lower body coordinate with each other, everything in between them will naturally follow along. (Quando la parte superiore e la parte inferiore del corpo si coordinano tra loro, tutto ciò che sta in mezzo seguirà naturalmente.)”

coordinazione nel taijiquan

Nel Taijiquan nulla si muove da solo. Quando una mano avanza, anche il piede corrispondente si attiva; quando un braccio si apre, la gamba del lato opposto risponde, creando un equilibrio continuo tra alto e basso, destra e sinistra. È questa la coordinazione esterna, la capacità di far dialogare la parte superiore e quella inferiore del corpo come se fossero parti di un unico ingranaggio.

I testi classici ci ricordano che, se mani e piedi agiscono in maniera disgiunta, il movimento perde forza e coerenza. Al contrario, quando il corpo si muove come un tutt’uno, l’energia fluisce senza interruzioni: “La forza parte dal tallone, passa per la gamba fino alla vita, poi lungo la colonna arriva alle braccia e infine alle dita” (Yang Chengfu – figura chiave nella trasmissione del Taijiquan Yang). Questa immagine rende l’idea di una catena cinetica continua: il gesto visibile delle mani non è che l’ultimo anello di un processo che ha origine nei piedi. Per questo motivo, nella pratica, anche un semplice passo non è mai solo un passo, ma l’inizio di un movimento che coinvolge tutto il corpo.

La coordinazione esterna, dunque, non riguarda soltanto la precisione tecnica, ma l’arte di sentire come ogni parte del corpo influenza e sostiene l’altra. È qui che il Taijiquan si distingue: non un insieme di movimenti isolati, ma una danza lenta e potente, dove mani e piedi si rispondono come strumenti di un’unica orchestra. Su questo aspetto, sono stati pubblicati numerosi scritti scientifici.

Coordinazione interna: qi e dantian

Se la coordinazione esterna è visibile agli occhi, quella interna si percepisce dentro di sé. Nel Taijiquan, infatti, ogni gesto nasce e si nutre di un dialogo costante tra il respiro, il qi e il centro energetico del corpo, il dantian. È qui che prende forma la coordinazione interna.

coordinazione interna nel taijiquan

Come spiegano i testi tradizionali, “Usa l’intenzione per guidare l’energia al dantian inferiore, dove viene raffinata” (Xu Yusheng). Questo significa che i movimenti non devono mai essere vuoti o puramente meccanici, ma sostenuti da una respirazione profonda e da una circolazione dell’energia che accompagna il gesto dall’interno. Il praticante impara così a sentire che il corpo non è solo muscoli e ossa: sotto la superficie scorre un flusso sottile che lega ogni postura e dona continuità. Quando il qi si raccoglie nel dantian e da lì si espande verso gli arti, il movimento diventa radicato e naturale, senza bisogno di sforzo.

La coordinazione interna è ciò che trasforma il Taijiquan da semplice ginnastica a pratica energetica. È il respiro che dà vita al movimento, la base invisibile che rende i gesti esterni morbidi ma potenti, lenti ma mai deboli.

Coordinazione con l’intenzione (Yi)

Il terzo livello della coordinazione nel Taijiquan è forse il più sottile: quello dell’intenzione, o yi. Se mani e piedi rappresentano la coordinazione esterna e il respiro con il dantian quella interna, è l’intenzione a dare direzione e significato a tutto il movimento.

intenzione nel taichi

Come scrive Hao Shaoru (importante maestro di Taijiquan stile Wu (Hao)): “Ogni volta che l’intenzione si muove, in quell’istante le mani vanno dove essa le dirige… Usa l’intenzione per muovere l’energia.” In altre parole, il corpo non decide da solo: è la mente che traccia la strada, e l’energia e il corpo la seguono. Questa dimensione del Taijiquan ci insegna che non basta “fare” i movimenti, bisogna sentirli. Se l’intenzione è distratta, il gesto risulterà vuoto. Se invece l’intenzione è chiara e focalizzata, il movimento sarà pieno di vitalità, anche se lento e apparentemente semplice.

Un’altra frase di Hao Shaoru lo spiega con forza: “Ovunque la mia intenzione voglia andare, lì corre subito il mio sguardo, e tutto il mio corpo si dirige direttamente verso di essa.” Qui diventa evidente come l’yi non guidi solo le mani, ma orienti lo sguardo, il respiro e l’intero corpo.

La coordinazione con l’intenzione è quindi il livello più profondo: il ponte che collega l’interno e l’esterno, trasformando una sequenza di movimenti in una vera arte di unificazione.

Conclusione

Nel Taijiquan, la coordinazione è tridimensionale:

  • Esternamente, mani e piedi devono essere in armonia.
  • Internamente, qi e dantian sostengono il gesto.
  • Mentalmente, l’intenzione dirige e dà senso al movimento.
le tre dimensioni della coordinazione nel taijiquan

Come sintetizza Chen Xin: “When upper body and lower body coordinate with each other, everything in between them will naturally follow along.”

Questa frase, apparentemente semplice, racchiude un insegnamento universale: quando il corpo, l’interno e l’intenzione sono uniti, il Taijiquan manifesta la sua vera natura di arte integrale.

Un commento

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